Work Life Balance: ovvero trovare il proprio equilibrio tra lavoro e vita privata

Eccoci qui, ad affrontare finalmente uno degli argomenti più discussi degli ultimi anni. Sicuramente uno dei più trattati dalla pandemia, visti i cambiamenti che tale avvenimento ha portato nella vita di ognuno di noi.

Iniziamo dandogli una definizione.

La worklife balance non è altro che quel bilanciamento che si verifica quando lavoro, vita privata e felicità personale sono in perfetta armonia tra loro.

Pare quasi strano dirlo, oggi, perchè ancora in tante aziende l’equilibrio tra la vita privata e quella lavorativa è quasi un extra piuttosto che un obbiettivo. Se ne parla poco e spesso, quando si cerca di anteporre il proprio benessere psicofisico al resto, si finisce quasi per avvertire una nota di biasimo in colleghi e superiori.

Ma questo bilanciamento non è necessariamente qualcosa di inarrivabile, impossibile o “che trovano solo gli altri”. É senza dubbio una sfida che va accettata e vinta, perché oggi tante cose sono cambiate e altrettante stanno venendo portate all’attenzione di aziende e professionisti.


Si è evoluto il modo di pensare il lavoro, sono cambiate le opportunitá e le priorità personali, inoltre si sta arrivando a dare un valore diverso alla vita, propria e professionale. (finalmente, aggiungeremmo)

Compromesso o sei fuori: ma deve davvero andare così?

Viviamo in un mondo frenetico, molti di noi sono cresciuti con il dogma che “un lavoro è per sempre”, “devi sacrificare il tuo tempo per produrre e rinunciare a ció che c’è fuori dall’ufficio”. Ma è davvero questa la realtà oggi?


Capita spesso che, da professionisti, si venga subissati di richieste, urgenze, task che vanno aldilà dei canonici orari 9-18. Li si deve spesso portare a casa anche quando in teoria si dovrebbe lavorare per obbiettivi e non secondo ritmi standardizzati. Insomma, per quanti progressi si stiano facendo, ciò che manca è anche l’attenzione dell’azienda nei confronti delle persone che ne fanno parte e del loro equilibrio.

Ciò che accade dopo le incessanti richieste, spesso, è molto semplice: se il lavoratore non arriva al compromesso -o meglio, a compromettersi- l’azienda guarda altrove e passa al prossimo. Questo processo porta inevitabilmente la persona a sentirsi sotto pressione, a dover svolgere i suoi compiti senza piú entusiasmo ma solo stress per le scadenze. L’interesse scema, le energie calano e arriva in un attimo al burnout.

E a questo punto sai cosa succede? Si abbandona l’azienda e quest’ultima perde ciò che la rende unica, l’elemento umano.

Il bilanciamento è il primo passo verso il successo. Ovvero: sai quanto rendiamo se siamo più sereni?

Di piú, molto di piú. Ma non solo in ufficio, il nostro benessere fisico e mentale ci guadagna in salute a 360 gradi e oggi sempre più persone preferiscono fermarsi prima di subire il burnout e cambiare azienda pur di tutelarsi.

Non siamo noi di Synesthetica a dirlo, ma diversi studi condotti sull’evoluzione del mondo del lavoro hanno fatto emergere risultati interessanti. Ad esempio quello che dovrebbe essere dato ormai per scontato: secondo l’ultima Salary Guide di Hays Italia, tra le priorità dei dipendenti oggi, segnala che la worklife balance arriva immediatamente dopo il salario e la crescita professionale, con quasi 4 dipendenti su 10 che si dicono pronti a licenziarsi in caso di assenza di incentivi e benessere.

Sembra quasi superfluo dirlo, eppure sono tante le aziende che ancora oggi non fanno nulla di concreto per far sentire i propri dipendenti valorizzati e motivati.

Quell'opportunità chiamata Smart Working

In realtà, parliamo di smart working ma intendiamo anche il remote working, così come tutte quelle formule di lavoro flessibile che renderebbero la vita di un dipendente decisamente più semplice.

In seguito alla pandemia si é capito che molti lavori possono essere svolti parzialmente o perfino totalmente da casa, introducendo così lo smart e il remote working come soluzioni alternative al canonico obbligo di presenza in ufficio. Da un giorno all’altro ci si é trovati a lavorare ognuno dal salotto di casa propria, da un open space, un bar o un qualunque altro luogo insomma che fosse perfetto per il professionista. Il risultato? Soprattutto tempo risparmiato e solitamente speso in auto, nel traffico o comunque in corsa, con un aumento della produttività e motivazione e di solito un drastico miglioramento del bilanciamento vita-lavoro.

Basti pensare ad esempio ai rilevamenti di Infojobs immediatamente dopo il primo Lockdown. I risultati evidenziano che il 17% dei lavoratori apprezza la flessibilità offerta dallo smart working, potendo conciliare esigenze personali e professionali. Tale percentuale sale addirittura al 30% tra le donne con figli, sottolineando l'impatto significativo che questa modalità di lavoro può avere sulla gestione familiare.

Una realtà solida è fatta di persone serene

Ma il lavoro flessibile, i benefit e in generale l’ascolto e la comprensione dei bisogni di ogni individuo non fa bene solo ai dipendenti quanto anche alle imprese. Perchè creare un ambiente ostile, quando si può beneficiare della componente umana e della positività di tante persone motivate e fidelizzate all’azienda?

Ed eccoci arrivati ad oggi: le realtà corporative di tutte le dimensioni iniziano a capire finalmente che questi benefit, sia in fase di recruit che in fase di retention dei propri dipendenti, fanno bene tanto a loro quanto al lavoratore stesso. Entrambi ci guadagnano quindi, rendendo quell’attenzione in più verso l’altro un investimento dal ritorno umano incalcolabile.

Ad ogni modo, per fare qualche esempio, l’azienda che tratta bene i propri dipendenti può guadagnare in:

  • Reputazione, grazie anche ad una maggiore inclusione e sensibilità verso le necessità delle persone

  • Aumento della produttività dei dipendenti

  • Risparmi in termini economici, grazie al lavoro agile e alla minore necessità di uffici e attrezzature in loco

  • Retention dei dipendenti e riduzione del turnover

Si è partito dai benefit più comuni come l’auto, il telefono, il computer, i buoni pasto e talvolta la copertura assicurativa sanitaria. Oggi, per fortuna, si stanno facendo passi avanti per far sentire il dipendente tutelato e ascoltato. Parliamo del tanto e giustamente richiesto “smart o remote working” a seconda della formula scelta, ma anche delle convenzioni con servizi di psicoterapia, un argomento fortunatamente sempre più trattato anche nell’ambito professionale, nonchè un supporto che sempre più aziende dovrebbero garantire. 

Insomma, il lavoro fatto in questo senso negli ultimi anni è stato tanto e ci ha messi tutti sulla buona strada, ma c’è ancora molto che le aziende possono fare per rendere il posto di lavoro un ambiente davvero inclusivo e positivo per tutte le persone.

Nel frattempo, cosa puoi fare tu per equilibrare il tuo work life balance?

Esistono delle azioni che puoi seguire anche tu e che permettono di trovare questo equilibrio quotidianamente. Vediamole insieme:

  • Impara a ritagliare del tempo per te e per le tue passioni

  • Impara a dire no

  • Evita di trascurare amici e affetti

  • Gestisci il tuo tempo in modo organizzato

  • Definisci delle priorità

  • Impara a staccare veramente dall’ufficio

Sappiamo bene che certi ambienti di lavoro non lasciano spazio all’individualità delle persone e non permettono loro di crearsi un “fuori”. Ma è necessario farlo. È essenziale farlo, perché lavorare continuamente, non staccare mai la testa dal lavoro ti porta ad un esaurimento emotivo e fisico.

L’aspetto peggiore è che questa negatività si ripercuote poi fuori, su di te, sulla tua salute, sulla famiglia e sulla tua vita sociale. A questo punto ti chiediamo: ne vale la pena? Noi la risposta la sappiamo, ed è no. Non vale la pena. Le nostre prioritá sono importanti, il nostro tempo con i nostri amici, familiari o gatti/cani è piú importante dello stare costantemente oltre l’orario di lavoro. Le nostre passioni ci curano lo spirito, ci fanno amare quello che siamo e che facciamo, dobbiamo continuare a nutrirle e a seguirle.

Imparare a dire di no ci permette di tracciare dei limiti oltre i quali il nostro lavoro non deve andare. Limiti che ci permettono di tenere lontani cumuli di stress e pensieri negativi. Senza questi limiti si viene travolti da preoccupazioni che spesso si ingigantiscono nella nostra mente ormai in burnout, e che, nella maggior parte dei casi, comunque non possiamo gestire o risolvere. Dobbiamo imparare a darci una tregua, a non caricare le spalle piú del peso che davvero possiamo sopportare. Quelle stesse spalle devono sorreggere anche la nostra vita aldilá del lavoro.

Siamo essere umani, abbiamo emozioni e sentimenti, non siamo solo “lavoratori/collaboratori”, oltre l’ufficio abbiamo altro ed è sacrosanto che questo “altro” sia piú importante del nostro lavoro. Dobbiamo curarlo con la nostra presenza, il nostro tempo, il nostro buon umore ed entusiasmo.

Trovare un equilibrio tra lavoro e vita privata può essere una sfida, ma è essenziale per il nostro benessere generale e la nostra felicità. 

Prima un piede, poi l’altro, a piccoli passi iniziamo a camminare su un filo sospeso, tenendo in mano degli oggetti importanti e di diverso peso. Se il peso è ben distribuito, i passi ben organizzati, attraverseremo il filo senza paura alcuna di far cadere nessuno degli oggetti.
Noi immaginiamo sia cosí il work life balance.

E tu, sei in equilibrio? Sei felice?

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