Conversioni avanzate di Google, cosa sono e perchè ci piacciono
Ebbene sì, siamo ancora nel bel mezzo di una tempesta fatta di cookies di terze parti e leads inafferrabili. Non solo, lo saremo ancora per un bel po’ dal momento che Google ha per la terza volta rinviato la data ufficiale della loro abolizione definitiva.
Aspetta, ma che ci appiccicano i cookies di terze parti con le conversioni avanzate?? Lo sappiamo, lo sappiamo.
Tuttavia prima di tuffarci in uno spiegone relativo alle conversioni avanzate dobbiamo per forza fare un passo indietro e parlare di quello che sta succedendo e devi sapere.
Accomodati, prendi dei biscotti e iniziamo.
I cookie di Terze Parti
Conosciuti da tutti almeno a livello superficiale, sono uno strumento molto potente per chi fa inserzioni e pubblicità online perchè permettono di tracciare l’attività degli utenti attraverso vari siti web, memorizzando interessi, comportamenti e vere e proprie azioni compiute durante la loro navigazione: sono chiaramente dati e informazioni molto preziosi per la personalizzazione dell’esperienza online e la creazione di pubblicità mirate.
É stata proprio Google ad avviare la loro eliminazione, dichiarando che intende rimuoverli come conseguenza delle normative sempre piú restrittive in materia di privacy e trasparenza imposte dal GDPR: l’alternativa proposta dallo stesso Google è il sistema “Privacy Sandbox”, soluzione per mantenere una pubblicità mirata per ogni utente senza però compromettere dati e privacy.
Sembrava certo che questo cambiamento sarebbe avvenuto entro il 2024, invece in una nota ufficiale di fine aprile Google stesso ha informato che non succederà prima dell’anno prossimo: il nuovo strumento è già stato testato, ma c’è ancora bisogno di tempo e dati per assicurarsi che consenta di salvaguardare allo stesso modo gli interessi di tutte le parti chiamate in causa.
Quindi siamo certi che uno switch avverrà: non ci resta che aspettare per conoscere il “quando”.
Ma da dove arriva la necessità di cambiare?
No, Google non ci vuole fare dispetti e sicuramente non si diverte a cambiare il suo funzionamento di punto in bianco facendo disperare tutti coloro che lavorano con i suoi strumenti. La necessità di cambiare tuttavia è nata dalle perplessità del pubblico verso l’attuale modalità di trattamento dei dati che il motore di ricerca e altri suoi competitor stavano mettendo in atto.
Si tratta quindi dell’eterno contrasto tra due interessi discordanti: da un lato garantire efficacia pubblicitaria e un’esperienza di navigazione personalizzata per ogni utente; dall’altro salvaguardare correttamente e proteggere i dati privacy e le informazioni personali di chi naviga, che non devono circolare liberamente e senza controllo.
Fino ad oggi, dunque, abbiamo avuto la possibilitá di tracciare le attivitá svolte da un utente che visitava un sito: potevamo “seguirne” l’evoluzione, offrire inserzioni targetizzate secondo i suoi interessi e analizzare i dati raccolti proprio grazie ai cookies. Ora però, tutto questo sta per essere cancellato.
I cookies stanno finendo! Come possiamo prepararci noi creativi?
Lo ammettiamo, è stata un po' la nostra faccia quando abbiamo letto la notizia
Lo ammettiamo: è stato un po’ come quando all’improvviso spengono la luce e arranchi nel buio fino a quando la tua vista non si adatta nuovamente. Ma la vita di un comunicativo va così: il mondo si evolve e bisogna sempre essere pronti a tutto.
Anche il fatto di non avere una data certa entro la quale avverrà il cambiamento ci ha portato a rimboccarci le maniche sin da subito, per adattarci e studiare anticipatamente altri sistemi e strategie e affrontare questo nuovo passaggio sfruttando in maniera efficiente gli strumenti presenti online.
Quindi, gambe in spalla e curiosità creativa alla mano,, abbiamo accettato la sfida e abbiamo studiato nuove strategie e modalità per continuare a ottenere gli stessi risultati di sempre, se non addirittura migliorarli, e rendere il nostro lavoro efficace ed efficiente.
La soluzione? Ripensare il modo in cui abbiamo raccolto informazioni fino ad ora.
Abbiamo iniziato dalle basi: sfruttare al meglio i cookie di first-party, ossia quelli che registrano i comportamenti dell’utente all’interno del sito in cui si trova: articoli visualizzati, carrello, etc. Ovviamente in quest’ottica è necessario assicurarsi di creare contenuti coinvolgenti, che spingano le persone a rilasciare spontaneamente i propri dati con una registrazione, ricevendo così il consenso ad utilizzarli.
C’era però un altro elemento a nostra disposizione, uno sul quale abbiamo posato gli occhi e che abbiamo studiato a fondo: le conversioni avanzate.
Vera chiave di volta di questo cambiamento, esse permettono ai business di ottenere i dati e le informazioni sul loro pubblico di riferimento in modo più accurato e completo, anche quando i cookie di terze parti non sono disponibili.
Vediamo nel dettaglio cosa sono le conversioni avanzate
Le conversioni avanzate sono uno strumento messo a disposizione da Google proprio per migliorare la precisione del tracciamento delle conversioni all’interno delle campagne pubblicitarie di Google Ads, soprattutto consentendo di sfruttare in modo del tutto legale e in linea con la tutela della privacy proprio quelle informazioni la cui circolazione verrà drasticamente limitata per le sempre più stringenti restrizioni.
In pratica, danno la possibilità agli inserzionisti di attribuire in modo più preciso le azioni degli utenti -come acquisti o iscrizioni- alle loro campagne, anche quando non è possibile farlo attraverso i tradizionali cookie di terze parti di cui sopra: aiutano noi marketer a sapere con certezza se un utente che ha interagito con un annuncio ha poi completato una conversione, migliorando quindi l'efficacia delle campagne.
Ma allora in cosa differiscono e perché sono meglio dei third party cookie?
Le conversioni avanzate sfruttano vari processi che abbinano gli utenti ai loro account Google anche quando non cliccano su un annuncio: sono quindi uno strumento che consente di gestire anche la Lead Generation in modo molto più efficace, misurando in maniera molto precisa le conversioni e l’efficacia degli annunci, questo senza compromettere la privacy dell’utente.
Spiegato così può sembrare complesso, in realtà il processo è piuttosto semplice!
In effetti questo processo rende tutto più ordinato e sicuro.
È in questo flusso di controlli e permessi che entra in gioco Consent Mode V2, una funzionalità che permette di gestire il comportamento dei tag di Google in base al consenso che gli utenti danno, o negano, per il trattamento dei loro dati.
Immaginalo come il guardiano di un cancello: se l’utente da il permesso totale allora il tag funzionerà normalmente raccogliendo dati e tracciando conversioni e interazioni con gli annunci. Diversamente invece funzionerà in modo limitato e invierà dati in modo totalmente anonimo, conformemente quindi alla scelta dell’utente. Come puoi notare in alto poi, questi dati sono criptati tramite un processo chiamato hashing che trasforma i dati personali in un codice crittografico indecifrabile in modo che possano essere inviati in maniera sicura e leggibili solo con il consenso dell’utente.
Questo processo concilia quindi la tutela della privacy dell’utente e la necessità di chi fa pubblicità online di elaborare e sfruttare i dati degli internauti grazie a una corretta attribuzione delle conversioni. Sicuro e semplice!
Quell’amico chiamato Tag Manager
Abbiamo poc’anzi nominato il Google Tag Manager (per gli amici, GTM) anch’esso messo a disposizione gratuitamente da Google, è uno strumento che permette ai proprietari di siti web e ai professionisti in generale di gestire e implementare tag di marketing (snippet di codice o pixel di tracciamento) senza dover modificare direttamente il codice del sito web. GTM semplifica l'integrazione di servizi come Google Analytics, Google Ads, e altri strumenti di marketing e analisi.
Google Tag Manager e Consent Mode v2 lavorano insieme per garantire che i tag di tracciamento rispettino le preferenze di consenso degli utenti. GTM fornisce l'infrastruttura per implementare e gestire il Consent Mode, mentre il Consent Mode assicura che i dati vengano raccolti e utilizzati in conformità con le normative sulla privacy. Questa integrazione facilita la gestione del consenso e l'adattamento dinamico del comportamento dei tag, aiutando le aziende a rimanere conformi alle leggi sulla protezione dei dati.
Quali sono i vantaggi delle conversioni avanzate?
Le conversioni avanzate sono una soluzione per adattarsi al cambiamento del panorama della privacy e del tracciamento digitale, garantendo un modo sicuro ed efficace per monitorare le azioni degli utenti e ottimizzare le campagne pubblicitarie. Ecco alcuni motivi per cui devono essere sfruttate:
Integrazione con altre tecnologie di marketing: possono essere facilmente integrate con altri strumenti di marketing e analisi, come Google Analytics e Google Tag Manager. Questo crea un ecosistema coeso che facilita la raccolta e l'analisi dei dati, migliorando la visibilità complessiva delle performance delle campagne.
Ottimizzazione delle campagne e della misurazione delle performance: ci permettono una misurazione più accurata delle attività di marketing. Utilizzando dati come indirizzi email o numeri di telefono, è possibile tracciare meglio le azioni degli utenti e attribuire correttamente le conversioni alle campagne pubblicitarie. Gli algoritmi di machine learning di piattaforme come Google Ads inoltre, possono utilizzare i dati raccolti per migliorare il targeting e le offerte, aumentando l'efficacia delle campagne.
Attribuzione più precisa: è possibile ottenere una visione più precisa del percorso seguito dall'utente attraverso canali, annunci, parole chiave, fino ad arrivare alla conversione permettendoci di indirizzare meglio le risorse e budget sugli strumenti e i mezzi che servono davvero.
Alternativa ai cookie di terze parti: sappiamo che questi ultimi verranno presto eliminati, perciò sono un perfetto metodo alternativo per tracciare le attività degli utenti in modo sicuro e conforme alle normative sulla privacy.
Maggiore affidabilità e sicurezza dei dati: migliorano la sicurezza e la privacy delle informazioni degli utenti. Questo aiuta le aziende a conformarsi alle normative sulla protezione dei dati, come il GDPR e il CCPA, riducendo il rischio di violazioni dei dati.
Maggiore comprensione del comportamento dei clienti e attribuzioni Cross-device: forniscono insight più dettagliati sul comportamento dei clienti, permettendo alle aziende di comprendere meglio le preferenze e le interazioni degli utenti, anche per quanto riguarda i dispositivi utilizzati: grazie ai dati hash, Google identifica e collega azioni di un utente attraverso più device (es. un utente vede un annuncio mobile ma converte su desktop). Questo può portare a strategie di marketing più mirate e personalizzate.
Percorrere la strada giusta: briciole o sassolini?
Si, lo ammettiamo: sono tanti biscott-ehm, informazioni da digerire, tuttavia il tempo è dalla nostra parte.
Considerando il dilatamento delle tempistiche da parte di Google e la già grande abbondanza di informazioni relative alle conversioni avanzate, a Google Tag Manager e a Consent Mode v2, avrai tutto il tempo del mondo per preparare te e le tue strategie di comunicazione al grande cambiamento.
Il nostro consiglio? Inizia da subito, prendi in mano la situazione e guadagna terreno rispetto ai tuoi competitor. È vero, i cookie di terze parti resteranno in giro ancora per un po’ ma fare affidamento su di loro fino all’ultimo potrebbe non essere la soluzione giusta.
Sii Pollicino 2.0 nell’era del digital Marketing: vuoi continuare a seguire le briciole consapevole che prima o poi spariranno e ti faranno sbagliare strada, oppure inizierai a utilizzare i più sicuri e solidi sassolini che ti porteranno sempre al giusto percorso?